“La Rai, radiotelevisione italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive. Le maggiori trasmissioni dell’odierno programma sono:
ore 11 – telecronaca dell’inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e di Roma”.
La voce dell’annunciatrice degli studi di Milano, Fulvia Colombo, si sarebbe protratta un altro po’ con l’elenco di tutto il palinsesto della giornata. Un film, un’opera teatrale di Goldoni, il telegiornale, La Domenica Sportiva. Pensate, una trasmissione che dura ancora oggi, a 65 anni di distanza da quel primo annuncio. Dopotutto, quel 3 gennaio 1954 era una domenica. Le sperimentazioni per offrire ai cittadini italiani quello schermo che, altrove, riscuoteva successo da tempo, erano avviate da sette anni. Torino e Milano i centri di studio. Sette ripetitori in tutta Italia per far arrivare il segnale almeno a Roma. Qualche programma andava in onda già da alcuni mesi in via sperimentale.
Quegli sforzi vennero ripagati dai risultati ottenuti da quel 3 gennaio. Il segnale, pian piano, si sarebbe diffuso lungo tutta la penisola, il palinsesto si sarebbe allargato verso altre fasce giornaliere e sarebbe sorto presto un altro canale. Gli abbonati crebbero: dai 90 del primo giorno divennero 24 mila dopo un mese, 88 mila dopo un anno e ben più di un milione dopo quattro anni.
Una crescita sintomatica dell’enorme impatto di questo mezzo di comunicazione nel nostro paese. Fulcro della prima sensibile unificazione linguistica con le puntate del maestro Manzi di “Non è mai troppo tardi”. Elemento di aggregazione sociale attorno ai quiz condotti da Mike Bongiorno. Simbolo per eccellenza del boom economico quando il televisore è diventato un bene acquistabile da ogni strato, nel passaggio verso una fruizione più domestica, ristretta al cerchio familiare. Veicolo essenziale in mano alle élites politiche per dare un’omogeneità culturale alla massa, mutuando l’impronta della BBC in Gran Bretagna.
Informare, educare, intrattenere. Il mantra che la Rai ha sempre tenuto come bandiera del suo progetto editoriale, sebbene le dosi e il mixaggio di questi tre verbi siano variati molto dagli esordi. Così come sono cambiati i riferimenti culturali e la realtà circostante. Meno dipendenti e catturati con più difficoltà dagli schermi, a cui però si continua a dare un’occhiata curiosa, affascinata.
La Rai ha perso il suo monopolio da tempo. Le televisioni commerciali, le pay-tv e le piattaforme on demand hanno risposto con più prontezza ai gusti mutanti delle nuove generazioni. Eppure sembra ancora tenere e reggere il passo della concorrenza. Come la più immortale delle istituzioni, ma anche come la più tenera delle mamme, da cui ci si allontana nella certezza di saperla sempre lì.
Si, è cominciata la storia della televisione italiana. Programmi che hanno riempito la giornata degli italiani. Ora deve cambiare.
Lâofferta televisiva è buona ma, perché guardare una televisione commerciale come le altre a pagamento?
Occorre chiedersi se ne vale la pena.
Per me o la RAI abbassa il tempo dedicato alla pubblicità commerciale e certi compensi assurdi, o il canone non va pagato perché è unâentrata doppia rispetto alle altre tv, che non si merita.
Emanuele Barone Ricciardelli
Emanuele Barone Ricciardelli
Dirigente MEF
Ministero dellâEconomia e delle Finanze
Dipartimento delle Finanze
Via dei Normanni, 5 – 00184 Roma
http://www.finanze.gov.it
Tel. 06.93836784
Fax. 06.50171470
E-mail: emanuele.baronericciardelli@finanze.it
[df]
[image002] Rispetta l’ambiente. Non stampare questa mail se non è necessario
Le e-mail provenienti dallo scrivente sono trasmesse in buona fede e non comportano alcun vincolo ne’ creano obblighi per il Dipartimento, salvo che cio’ non sia espressamente previsto da un accordo scritto. Questa e-mail e’ confidenziale. Qualora l’avesse ricevuta per errore, La preghiamo di comunicarne via e-mail la ricezione al mittente e di distruggerne il contenuto. La informiamo inoltre che l’utilizzo non autorizzato del messaggio o dei suoi allegati potrebbe costituire reato. Grazie per la collaborazione.
"Mi piace""Mi piace"