Puntata speciale. Il 2018 è terminato e già archiviabile. Un anno denso di cambiamenti, di eventi. Sembra la solita affermazione banale ma, in questo articolo-compendio, si può riflettere sulla portata di determinati avvenimenti. Per trarre un bilancio bisognerà attendere del tempo, capire se alcuni fenomeni si riveleranno dei fuochi di paglia, o un qualcosa destinato a radicarsi strutturalmente, a lasciare un segno duraturo:
“Cadrà il governo Lega-5 Stelle? Cristiano Ronaldo permetterà alla Juventus di vincere la Champions League?”
Cosa potrebbe essere ricordato del 2018 in un blog come questo? La soggettività ha un peso forte in ogni classificazione. Ho provato a guardare indietro, a rievocare cosa mi ha portato di più a pensare, a riflettere. Non solo me, ma l’opinione pubblica nella sua complessità. Cosa ci ha impressionato di questo anno? Nuove dinamiche, vittorie, morti, drammi. Sarà anche vero che forse i giornali non li legge più nessuno ma, dopotutto, si continua a discutere sugli argomenti sollevati in prima pagina. E su come vengono sollevati. Senza tralasciare i siti, le home page, le televisioni, i social, un arsenale mediale che rende difficile dimenticare qualcosa o qualcuno. In questo marasma però, bisogna sempre giocare la parte dei fruitori attivi. Tentare di non farci inondare passivamente dal flusso, ma di capire, sezionare, catalogare le nostre fonti, creare delle gerarchie, riflettere sulla portata di ogni parola e di ogni foto in cui ci imbattiamo. Questa catalogazione mensile non ha pretese di insegnare nulla. Ma solo di provare a spiegare quali sono le cose che diventano meritevoli di essere ricordi. O che la nostra considerazione ci porta a rendere e definire tali.
P.s: ah sì, ho preferito rimanere in ambito italiano. La scelta di restare “a casa nostra” è stata un piccolo sacrificio, dettato dalla necessità di non risultare troppo lungo o prolisso (potrei ugualmente non esserci riuscito). Peccato, perché le peripezie e le scelte di Trump, la crisi sociale in Francia, le novità politiche in Spagna, i matrimoni e gli addii inglesi e altri importanti scombussolamenti elettorali mondiali avrebbero meritato di essere inseriti in lista.
GENNAIO/FEBBRAIO -Dibattiti stantii senza soluzioni

Macerata diventa un puntino ben più visibile, rispetto al solito, nella mappa italiana. Negli ultimi giorni del primo mese dell’anno, una ragazza, Pamela Mastropietro, si allontana dalla comunità di recupero per tossicodipendenti in cui era in cura. Muore dopo un’overdose da eroina, vendutale da un nigeriano, Innocent Oseghale, che si sbarazza del corpo facendolo a pezzi e rinchiudendolo in due trolley. Un delitto raccapricciante, a cui si aggiunge un’ulteriore accusa di stupro. I temi relativi al controllo e alla regolamentazione dell’immigrazione abbondano. In un mare di tesi opposte, a peggiorare la situazione arriva la scellerata azione di Luca Traini che, il 3 febbraio, in nome di un’insensata vendetta per Pamela e di un ancor più insulso tentativo di difesa della patria, spara decine di colpi di pistola nel centro del capoluogo marchigiano, scegliendo cittadini stranieri come bersaglio. Causa sei feriti, viene arrestato ed è già stato condannato a 12 anni di reclusione. Il dibattito si avvelena ancora di più e si trasforma nel sunto delle opposte accuse condotte dalla politica e dalla società in generale: da una parte la deriva fascista incombente, dall’altra la visione dello straniero come una minaccia perpetua, un portatore ingestibile di criminalità da cui diffidare. Le singole soggettività, folli come nel caso di Oseghale e Traini, non sono mai considerate in quanto tali, ma rientrano nell’esigenza di catalogare il tutto in una visione d’insieme generale, spesso radicalizzata e condotta a proprio piacimento. Se gli aggressori diventano i trend topic, le vittime vengono presto dimenticate. Discorsi seri sulla prevenzione del fenomeno della tossicodipendenza, sui traffici illegali di droga, sullo stato di abbandono in cui vengono lasciati questi/e ragazzi/e, sul degrado crescente di alcune periferie urbane e sulla mancanza di vaste politiche di integrazione sono solo appelli che naufragano nel vuoto. Lo stesso discorso può valere per quanto accaduto a Roma, a fine ottobre, a Desirée Mariottini. Un’altra tragedia trasformatasi in una desolante e logorata strumentalizzazione su stranieri/razzismo/Salvini sì o no.
MARZO – Quelle morti che toccano il cuore di tutti.

Il 4 marzo è giorno di elezioni in Italia (ci arriveremo con calma), ma la mattinata viene segnata da una notizia tanto improvvisa quanto struggente. Davide Astori, capitano della Fiorentina e giocatore della Nazionale, viene ritrovato morto nella sua stanza di un hotel di Udine. Una cardiomiopatia aritmogena silente gli stronca carriera e vita nella notte. Il pomeriggio la sua squadra avrebbe dovuto disputare una partita di campionato. Non si giocherà, così come le altre sfide della stessa giornata. I giocatori si compattano e, in suo rispetto, decidono che gli impegni sportivi verranno recuperati in seguito, senza certezza sulla disponibilità delle date. Un fronte comune che trova d’accordo (quasi) tutti e che, a suo tempo, ho applaudito in questa maniera. I funerali del giocatore nella Chiesa di Santa Croce, pur nella loro tristezza, diventano un manifesto della positività del calcio, del senso di fratellanza capace di legare i tifosi alla loro squadra e ai suoi membri. Ma anche quello che unisce i calciatori e i diversi protagonisti delle squadre del campionato che, in mezzo alle solite bagarre e rivalità nella ricerca di gloria e risultati, si trovano a fare i conti con la precarietà dell’esistenza. Anche per loro, apparentemente intoccabili nella loro aurea di celebrità.
Il 26 marzo accade qualcosa di molto simile quando si diffonde la notizia della morte di Fabrizio Frizzi, conduttore televisivo molto amato dal pubblico. La storia della sua malattia, che lo aveva tenuto lontano dagli schermi e gli aveva poi permesso di rientrare per poco tempo, aveva già commosso in molti. Ma la notizia della scomparsa fa scaturire un affetto smisurato, sia di persone comuni che di addetti ai lavori. La bonarietà del personaggio, unita alla sua competenza e professionalità, trasformano i funerali in Piazza del Popolo e l’istituzione della camera ardente nella sede di Viale Mazzini della Rai in una passerella di volti famosi, e non, che gli rendono omaggio con reale sincerità e commozione. Oltre la retorica del “dei morti non si parla male”, colpisce ancora la potenza dei sentimenti scaturita dalla scomparsa prematura di una celebrity. Come se ancora non fossimo abituati alla loro comune vulnerabilità umana. Come se ancora potessimo credere che uno schermo, o una pagina di giornale, siano sufficienti a preservarli in un universo lontano dalle insidie della quotidianità. Come se ancora ci sorprendessimo di come le buone maniere, la pacatezza e la gentilezza debbano trovare una fine così ingiusta. Una cascata di sensazioni che seppe inquadrare con sensibilità Niccolò Fabi in un suo post su Facebook.
APRILE – Sproloqui e imprese sportive

Tra il 10 e l’11 aprile la Champions League legittima la sua fama di competizione più bella e affascinante. Protagoniste in chiaroscuro due squadre italiane, Roma e Juventus, che deliziano il proprio pubblico con due grandi partite. I giallorossi battono 3-0 il Barcellona e portano a compimento una rimonta straordinaria, che li proietta in semifinale, contro ogni pronostico, per la seconda volta nella loro storia. Il giorno dopo, in casa dei campioni in carica del Real Madrid, la Juventus rischia di realizzare un’impresa ancor più epocale. Avanti per 0-3, risultato che manderebbe il match ai supplementari, la Juventus vede assegnare un giusto rigore agli avversari all’ultimo minuto. Gianluigi Buffon, capitano e uomo simbolo della squadra, perde la testa, si fa espellere per proteste e vede i suoi arrendersi alla freddezza di Ronaldo.
Ma il bello, o peggio, arriva dopo: ai microfoni delle interviste, il portiere si rende protagonista di un assurdo monologo che parla di fruttini, patatine, bidoni dell’immondizia e sensibilità. Parafrasando, non accusa l’arbitro di una scelta errata, ma di non aver tenuto conto della sua storia personale e dello sforzo della sua squadra in quella partita al momento della decisione del rigore. Un trattato di arroganza, evidenziata dalla rabbia del momento, a cui qualcuno sul momento finisce anche col dare ragione. A distanza di mesi, tutti sembrano concordi sull’assurdità di quelle dichiarazioni.
MAGGIO/GIUGNO – Trattative e nuovi equilibri
Le elezioni politiche del 4 marzo avevano fatto emergere un solo quadro possibile: una maggioranza composta da Lega e 5 Stelle, due forze definite populiste e sovraniste, ma comunque eterogenee e con istanze diverse, se non opposte, su molti temi. La trattativa per la composizione di un governo dura quasi due mesi e si arricchisce, quasi ogni giorno, di voci, nomi ipotetici di presidenti, dichiarazioni, programmi stesi, ripensamenti, dietrofront e accuse. Un thrilling politico degno della miglior stagione di House of Cards, fortunatamente con meno sangue. Al massimo, si arriva alla richiesta di impeachment verso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al rapido percorso di ascesa e declino della figura di Paolo Savona, papabile ministro dell’Economia avverso al Quirinale per i delicati equilibri di mercato ed europei.
Il 1 giugno si insedia ufficialmente il quasi sconosciuto Giuseppe Conte, avvocato in orbita grillina, come presidente del Consiglio. I vice-presidenti sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i principali esponenti delle forze vincitrici e considerati i reali capi della legislatura. Facendo leva sul contratto di governo stipulato dai due partiti, l’equilibrio di alleanza sta continuando a tenere. Le parti, con il passare del tempo, hanno accentuato le loro divergenze su leggi e proposte varie, ma sono sempre riuscite a trovare sintesi e compromessi efficaci per la stabilità. Ultimo esempio di questi giorni, la legge di bilancio approvata soltanto il 30 dicembre dalla Camera dei Deputati nella sua versione definitiva. Nata da una lunga trattativa tra le parti e con la Commissione Europea, in Parlamento è stata oggetto di una veloce approvazione, con fiducia postata, per evitare l’incubo dell’esercizio provvisorio. La conseguenza è stato lo svilimento e l’annullamento del dibattito parlamentare con le opposizioni.

Al di là dei provvedimenti e delle strategie adottate, ciò che colpisce dell’esecutivo, o di alcuni suoi membri, è l’effettiva poca conoscenza e impreparazione davanti ai tempi e alle necessità, tecniche, materiali e burocratiche, dell’azione politica. Ci sarà il tempo per acquisire l’esperienza necessaria? O le fratture diverranno insanabili? Le misure così tanto invocate, reddito di cittadinanza e quota 100, saranno attuate? In che forma? Quale impatto avranno? Che risposta daranno le elezioni europee di maggio in merito all’azione di questo governo? Il nuovo anno porta in dote tante domande, le cui risposte non dovrebbero tardare ad arrivare.
LUGLIO – Come lo sport, e Torino, sostituiscono i mondiali
Niente Mondiali? Ci pensa il calciomercato a scaldare i cuori degli italiani lasciati orfani dalla Nazionale azzurra. A dire il vero, a liquefarsi sono soprattutto i cuori degli juventini, che assistono al possibile colpo del secolo. La società bianconera decide di acquistare il giocatore più decisivo del mondo, quel Cristiano Ronaldo che l’ha più volte giustiziata negli ultimi anni. Il tassello che manca per fare il grande salto da dominatrice d’Italia a dominatrice d’Europa. Il portoghese sceglie di lasciare Madrid e di abbracciare l’Italia e Torino di sua volontà. Si trasferisce, per un costo quasi simbolico di 100 milioni, al termine di una trattativa nemmeno così estenuante. Viene ufficializzato il 10 luglio. La sua presenza, in grado anche di accrescere il fascino e il valore commerciale del brand Juventus, ha aumentato a dismisura il gap tra i campioni d’Italia e le loro contendenti. L’ombra di un monopolio sul campionato che si rafforza ancora di più, ma del quale non si può di certo incolpare la diretta interessata, divenuta un modello virtuoso sia dal punto di vista dei risultati sportivi che dei registri contabili.
Lontano dai campi rettangolari, l’Italia si riscopre di successo su altri manti verdi. Francesco Molinari diventa il primo golfista nostrano a trionfare in un major. Il 22 luglio si consuma il trionfo nell’Open Championship disputato in Scozia. Una straordinaria prima volta che, di diritto, lo ha incoronato come atleta italiano dell’anno. Emblema di uno sport in ascesa e che, pian piano, sembra distaccarsi da un’idea elitaria o pensionistica.

C’è sempre Torino nelle storie sportive italiane di mezza estate. Nel bene e nel male. A Torino, sua città natale, si allena Francesco Molinari. Il male è rappresentato dall’annuncio di John Elkann della morte di Sergio Marchionne, presidente della Ferrari e amministratore delegato di Fca Group. Pochi giorni prima, lo stesso rampollo di casa Agnelli aveva sorpreso tutti comunicando la destituzione del manager sia dal suo incarico per la scuderia di Maranello che per l’azienda automobilistica. Doveva sottoporsi a un semplice intervento alla spalla a fine giugno: si scopre invece che ciò che c’è dietro è molto più grave. Una malattia che lo porta, in pochi giorni, al coma e alla morte. L’addio dell’uomo che aveva risollevato la Fiat da un imminente fallimento e rivitalizzato la competitività sportiva della Ferrari avviene in uno strano mistero e in tempi insospettabilmente brevi. Destino vuole che, dalla notizia delle sue gravi condizioni cliniche, la Ferrari di Vettel perda la vetta del mondiale di Formula 1 senza più ritrovarla.
AGOSTO – Il valore delle vite umane
Il 14 agosto crolla il Ponte Morandi di Genova, un’arteria stradale di molteplice importanza per la città stessa e per tutta Italia. Una tragedia che causa la morte di 43 persone, disagi alla città e ad alcune centinaia di suoi residenti, costretti ad abbandonare le loro abitazioni nelle zone di pericolo. Il dolore per tutte le persone toccate viene quasi subito sopraffatto dalla violenza delle polemiche sulle responsabilità del crollo. Nel mirino, la società concessionaria del tratto di strada e i suoi proprietari, accusati di connivenze e privilegi con alcuni partiti politici. Silenzi e accuse rimpallanti ritardano di molto l’attuazione di un piano pratico di emergenza per la ricostruzione del ponte e i contributi da offrire agli abitanti e alle imprese locali. Il Decreto Genova, divenuto famoso per questioni esulanti dal Ponte Morandi, è stato approvato dal Parlamento solo il 15 novembre in un mare di polemiche mai sopite.

Nella notte tra il 25 e il 26 agosto termina il viaggio della speranza dei migranti presenti sulla nave militare “Diciotti”. Erano stati raccolti una decina di giorni prima da un barcone respinto da Malta e spintosi in acque italiane. L’imbarcazione, seppur appartenente alla Guardia Costiera Italiana e non a una delle ONG osteggiate dal governo, era dapprima stata tenuta al largo delle coste di Lampedusa e, successivamente, bloccata per giorni nel porto di Catania per il veto del Ministero degli Interni Matteo Salvini, deciso a non far sbarcare nessuno finché non fosse avvenuto un accordo di accoglienza tra più paesi europei. Un altro caso in cui la polemica e la strategia politiche sono state poste a un piano superiore rispetto alla sensibilità e alla disponibilità all’aiuto verso la sofferenza umana. Migranti come pedine mosse, o tenute bloccate, per ottenere obiettivi di breve termine.
AGOSTO/SETTEMBRE – Her too?
Sul finire dell’estate, Asia Argento, promotrice del movimento di protesta femminista #metoo, viene a sua volta accusata di violenza da un giovane attore americano, Jimmy Bennett, minorenne ai tempi del presunto abuso. La notizia ha una vasta portata internazionale e, nell’immancabile dibattito social, assurgono due posizioni tanto lontane quanto criticabili.

Da una parte, la banalizzazione della violenza maschile attraverso ostentazioni di virilità e machismo. Espressione come “Se mi capitava una come quella, altro che denuncia e stupro” et similia risultano molto gettonate.
Dall’altra parte, la tipica tendenza del puntare il dito e attendere la caduta di chi, volente o volente, si ritrova su un piedistallo. Il passo falso dell’Argento espone quest’ultima a un pubblico ludibrio pesante. Tra i provvedimenti, c’è anche la sua esclusione dal talent musicale X-Factor, per il quale aveva già registrato più puntate. Per qualcuno un atto doveroso, per altri un’ingiusta sentenza già pronunciata. In attesa di stabilire se Bennett abbia mentito, o se l’Argento si sia comportata in modo ipocrita, in tanti posseggono già le loro verità.
OTTOBRE/NOVEMBRE – La natura e l’uomo
Negli ultimi giorni di ottobre, in alcune zone d’Italia, soprattutto nel nord-est, il prolungato maltempo provoca danni ingenti ad ambienti, cose e persone. Il bilancio è tragico: vittime, distruzioni, allagamenti. Le emergenze si sono protratte per giorni con servizi essenziali come l’acqua o l’elettricità venuti meno per migliaia di famiglie, strade inagibili che hanno bloccato le imprese locali, collegamenti telefonici sospesi. Per il Veneto e il Trentino Alto-Adige i danni ammontano a una cifra superiore al miliardo di euro. Distese chilometriche di foreste sono state rase al suolo, provocando una perdita enorme di legname. Un disastro ambientale in piena regola.

Nei primi giorni di novembre il maltempo si abbatte sul sud, soprattutto nelle isole. Forti disagi si avvertono nel palermitano, dove perdono la vita una decina di persone. All’impotenza provata di fronte i rischi portati dalla natura, subentra un ulteriore fattore: la negligenza dell’uomo nel rapportarsi ad essa. I problemi dell’abusivismo edilizio risaltano solo a tragedie avvenute. Costruzioni irregolari travolte dalle intemperie mutano la considerazione della morte e dei danni: da fatalità a conseguenze trascurate che presentano il loro conto salato. Il particolarismo del tornaconto personale che prevale su visioni d’insieme a lungo raggio.
DICEMBRE – La forza dei sogni

Torna, improvviso, lo spauracchio del terrorismo di matrice religiosa. Un fondamentalista islamico, Cherif Chekatt, è l’autore dell’attentato dell’11 dicembre a Strasburgo nel mezzo dei rinomati mercatini di Natale. Colpi indiscriminati che feriscono anche un giovane giornalista italiano, Antonio Megalizzi, in città per seguire l’assemblea plenaria del Parlamento Europeo. Un compito che portava avanti da anni e con entusiasmo per la trasmissione radio “Europhonica”. La vita di Antonio si spegne dopo soli quattro giorni. Una notizia che non può non avere una rilevanza particolare se, anche attraverso queste righe, si tenta di trasformare la sua stessa passione nel suo stesso lavoro. Con Antonio c’era e c’è ancora la stessa condivisione di un percorso, differente nelle modalità, ma uguale nelle motivazioni di fondo e negli obiettivi. Eppure, una costante profusione di tanti sforzi può essere vanificata in un istante da una fatalità, dal trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, da una furia insensata che acceca la ragione. Dalla folle scelta di dare un senso alla propria vita sacrificandone altre.
Pietà, dolore e rassegnazione sono le inevitabili sensazioni di circostanza. A loro però, si accompagna uno strano orgoglio, provato verso chi ha il coraggio di inseguire i suoi sogni. Che non è pari a quello che serve nell’affrontare la morte, ma non per questo scontato. Soprattutto se quei sogni sono simili ai tuoi.