C’è stata una notte in cui l’America ha creduto di essere invasa dagli alieni. Un’esplosione su Marte, un meteorite nel New Jersey e una New York assaltata da veicoli marziani lungo le rive del fiume Hudson.
Radioascoltatori distratti, media enfatici e il solito alone di leggenda che circonda i misteri più affascinanti hanno alimentato questa convinzione. Non ci sarebbe però stato nulla senza Orson Welles, nato il 6 maggio 1915 a Kenosha, nel Wisconsin. Prima di diventare il produttore, regista e protagonista di Quarto Potere, caposaldo tra i film sul giornalismo, è stato anche un valido autore e interprete radiofonico. Per l’emittente Cbs, il 30 ottobre 1938, stava registrando la diciassettesima puntata di The Mercury Theatre on the air, programma nel quale raccontava una celebre opera letteraria per episodio. La prescelta di quel giorno fu La guerra dei mondi, scritta dal quasi omonimo Herbert George Wells.

Il riadattamento del romanzo prevedeva la messa in onda di uno spettacolo musicale, verso le ore 20, intervallato da notiziari improvvisi che annunciavano il verificarsi di fenomeni paranormali. Le edizioni speciali segnalarono innanzitutto delle esplosioni su Marte, avvistate da uno studio astronomico di Chicago. A suscitare i primi timori tra gli uditori fu però l’atterraggio di un meteorite nel New Jersey, nella località campagnola di Grovers Mill, a cui fece seguito la comparsa di strane creature, descritte con dovizia di particolari da inviati improvvisati, ma fedeli al loro copione. Effetti sonori e aggiustamenti tecnici diedero al racconto una veste veritiera, dal momento che venne poi descritta, seguendo la trama del libro, una frettolosa guerra tra umani e alieni, che vide la sconfitta e la cacciata di questi ultimi. I marziani erano arrivati fino a New York, ma gli Usa si erano salvati dall’incombente minaccia.
Con enorme sollievo per coloro che, sintonizzati sulla rete nel bel mezzo del resoconto in diretta, non ne colsero il carattere ludico. Qualcuno scese in strada per vedere se quelle creature bizzarre fossero propense a bussare alla propria porta. Altri si limitarono a chiamare vicini e conoscenti per avvertirli del pericolo. Partirono chiamate alle autorità per informarsi su come comportarsi, in quale maniera cautelarsi. Il pandemonio suscitato ebbe molto risalto nei giorni successivi al programma. E anche negli anni a venire. Un programma senza interruzioni pubblicitarie e che, solo prima e dopo la messa on air, fu preceduto da annunci che ne illustravano la natura. Qualcuno si era però sintonizzato tardi. E qualcun altro cambiò frequenza. Magari per paura, o per scappare.

Successive ricerche hanno dimostrato che, in realtà, il terrore dilagante in America fu molto contenuto. Il sito State ha raccolto i dati della serata qualche tempo fa: la trasmissione non fu seguita da molti utenti. Su una rilevazione di 5000 persone eseguita dalla stessa Cbs, soltanto il 2% ammise di seguire la trasmissione di Orson Welles. Un’incidenza così piccola da non giustificare l’allarme diffuso che venne sottolineato dai giornali del giorno dopo. E il cui eco è arrivato fino ad oggi.
Ma furono proprio i giornali ad amplificare, volutamente, quella paura provata da un residuale numero di cittadini. Nel periodo in cui l’ascolto della radio superava la lettura dei quotidiani, l’episodio si presentava perfetto per denunciare le storture possibili del nuovo mezzo, le sue pericolose derivazioni. E difatti, in tanti manuali di storia dei media indicati nei corsi universitari, La guerra dei Mondi di Welles viene spesso menzionata come caso esemplificativo della difficoltà di discernere la realtà dalle sue rappresentazioni mediali. E, soprattutto, di come le persone fatichino a capire la natura semplicemente fittizia di ciò che viene visto o ascoltato.