Natale in guerra.
104 anni fa, sul fronte occidentale delle Fiandre: da un lato, l’esercito tedesco premeva per penetrare in territorio francese. Dall’altra parte, un contingente inglese aveva attraversato La Manica per portare un aiuto sostanzioso alle truppe in difficoltà dei propri alleati. La Prima guerra mondiale era iniziata da pochi mesi. L’Italia manteneva ancora la sua posizione neutrale, ma la prospettiva di una guerra-lampo stava già lasciando il posto ai fossati scavati per le trincee.
Nelle trincee erano appostati i soldati che, il 24 dicembre del 1914, si ricordarono del Natale. L’atmosfera festosa potevano viverla solo nelle lettere scambiate con i familiari rimasti a casa, unico spioncino di una realtà che, lontano dai campi di battaglia, continuava ad avere una sua regolarità. A qualche soldato venne in mente che anche a quei luoghi desolati poteva essere restituita una dimensione temporale, anche se solo per due giorni. Ma non per due giorni qualsiasi.
La sera del 24 dicembre, Vigilia di Natale, sul fronte tedesco iniziarono a comparire delle luci. Le trincee, funereo luogo di vita quotidiana da mesi, vennero animate e abbellite per quanto possibile. Se lo spirito di adattamento deve essere una caratteristica imprescindibile per un militare, non è detto che una totale rinuncia ne rappresenti la sintesi più efficace. Così, l’ambiente attorno venne reso più accogliente. Alle luci si unirono poi i canti. Furono i tedeschi a iniziare, subito imitati dagli inglesi.
Ma non sarebbe bastato questo per celebrare un degno Natale. Dai loro accampamenti, i soldati iniziarono a venirsi incontro: scorte di cibo, alcool e tabacco divennero doni improvvisati da scambiarsi con coloro che, fino a pochi istanti prima, erano gli obiettivi di un mirino. Volti sconosciuti ai quali si doveva sparare assunsero delle sembianze nitide, dei contorni precisi. La guerra veniva lasciata da parte a favore dell’uomo. Dalla distruzione si passò alla condivisione in un attimo, ma nulla era realmente cambiato. Era solo arrivato il Natale.
La guerra fu sospesa per almeno un paio di giorni. In alcuni punti della linea difensiva anglo-francese, la pausa si protrasse per un po’ più di tempo. I giornali inglesi iniziarono a documentare quell’episodio insolito solo col nuovo anno, timorosi di come potesse essere accolto. Invece, complici l’arrivo e la divulgazione delle testimonianze dei soldati, descrizioni, riflessioni e foto di improvvisate partite di pallone lungo i terreni che separavano gli schieramenti, la notizia della Tregua di Natale iniziò a circolare. Nessuno pensò al vilipendio o all’alto tradimento: qualcuno aveva già ricominciato a sparare e qualcuno di quei soldati impegnati a giocare a calcio, magari, era già stato sdraiato su quella stessa terra. Quella guerra durò ancora quattro anni.
L’umanità, però, non era ancora data per persa.