192 anni fa: a Firenze nasce Carlo Collodi, l’autore di Pinocchio

Vivere la Storia, quella dell’Italia risorgimentale alla ricerca della sua unità politica, ma restare nella storia per merito di una storia transgenerazionale. Un breve periodo, disseminato di una parola chiave nelle sue possibili accezioni, per riassumere la vita di Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi, l’autore fiorentino di Pinocchio, un semplice romanzo per ragazzi diventato paradigma universale di valori e concetti.

Una storia iniziata a puntate tra il 1881 e il 1882 e poi finalizzata nella versione intera e definitiva del 1883. Collodi iniziò a scrivere di Pinocchio quasi per caso, nel Giornale dei Bambini, supplemento settimanale del quotidiano Il Fanfulla. 8 episodi terminanti con l’impiccagione del bugiardo burattino. Una lezione troppo severa per un pubblico di bambini, che ebbe modo di tirarsi su quando Collodi, convinto dalle proteste a continuare e ad ampliare la sua creazione, la fece uscire in un unico volume nel 1883, edito dalla Libreria Felice Paggi e illustrato da Enrico Mazzanti. Una mossa azzeccata, dal momento che Le avventure di Pinocchio, titolo completo, venne poi pubblicato in circa 190 edizioni e tradotto in più di 150 lingue e dialetti fino ad oggi

D’accordo, il libro lo abbiamo letto tutti, ma chi non lo ha visto questo cartone?

Collodi aveva già predisposto una certa affinità per la letteratura d’infanzia, iniziando questo suo campo di specializzazione con la traduzione di alcune fiabe francesi dell’autore Perrault e, di seguito, con l’elaborazione dei primi romanzi, Giannettino e Minuzzolo. Nomi già abbastanza sconosciuti, soprattutto se posti a confronto con il pezzo di legno dal naso lungo e dalla bugia facile. Piccoli fenomeni paranormali per comportamenti classici. Personaggi straordinari, grilli parlanti, fate, gatti e volpi maligni per punire, smascherare o perdonare i soliti pregi e difetti dell’animo umano, la disobbedienza, l’ingenuità, la voglia di evadere e scoprire, il pentimento. Perché la fantasia funziona sempre, in particolar modo quando è abbinata a ingredienti semplici, come quell’umanità tanto apprezzata da Benedetto Croce, che arrivò a sottolineare come fosse quella il vero legno in cui era stato intagliato Pinocchio. Umanità che, in fondo, è obiettivo e desiderio di tutta la fiaba. 

Le avventure di Pinocchio versione serie televisiva, da un’idea di Luigi Comencini. Un caposaldo della televisione italiana

Non sappiamo invece se l’obiettivo di Collodi fosse una sorta di immortalità letteraria, seppur il suo nome risulti molto offuscato da quello dell’opera creata. Eppure, dopo aver combattuto a lungo per l’indipendenza e l’unità italiane, ha saputo creare anche un pilastro culturale, un riferimento comune che, dalla sua Firenze, ha percorso sia la rotta di Milano che quella di Palermo. Diventando un manifesto dell’Italia nel mondo. Quel 25 novembre del 1826 nacque un fiorentino, capace poi di fare l’Italia, ma anche gli italiani. Alla faccia di Massimo D’Azeglio. 

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